martedì 4 marzo 2014

Chi è Franco Vaccari- il 9 marzo la mostra al Teatro Rosaspina

FRANCO VACCARI
Nasce a Modena nel 1936.
Figlio di un fotografo professionista, sin dagli anni in cui frequenta il liceo, coltiva interessi intorno all’arte, in particolare la poesia, la fotografia e il cinema. Frequenta l’Università a Milano, dove completa gli studi scientifici laureandosi in Fisica al Politecnico. Studi e interessi della giovinezza indirizzano e formalizzano quelle ricerche sperimentali che confluiranno da una parte nella produzione artistica d’esordio come poeta visivo (Pop esie, 1965; Entropico, 1966; Le tracce, 1966; Atest, 1968; La scultura buia, 1968; Strip-street, 1969; Per un trattamento completo, 1971), dall’altra parte in una sempre più serrata riflessione teorica sui mezzi di comunicazione e il processo artistico (Duchamp e l’occultamento del lavoro, 1978; Fotografia e inconscio tecnologico, 1979).
La sua prima personale è ospitata alla Galleria dell’Elefante di Venezia già nel 1966, ma è con L’ambiente buio (Centro di Documentazione Visiva, Piacenza, 1968) e poi con Ambiente Geiger (Galleria Techné, Firenze, 1969) e Concerto cosmico (Modena, 1969) che inaugura un’autonoma e personale espressione artistica intesa, piuttosto che come opera finita, nel senso di una più ampia azione concettuale a partire dall’ambiente in cui si svolge sino alle possibili interazioni.
A queste azioni-evento Franco Vaccari assegna la denominazione di esposizioni in tempo reale:
«La differenza fra gli happening, le performance e le esposizioni in tempo reale è una differenza di struttura. Mentre infatti le prime si sviluppano linearmente e nelle varie fasi ubbidiscono a precisi programmi predeterminati, le esposizioni in tempo reale hanno come elemento caratterizzante la possibilità di retro-azione e cioè del feed-back» (Franco Vaccari, 1978). Dunque, l’ambiente non è lo “spazio dell’esposizione” e nemmeno “dell’azione” strictu sensu, al contrario è “spazio della relazione”;l’opera non è un “dato progettato dall’artista”, al contrario è un “processo innescato dall’artista”.
È con l’Esposizione in tempo reale n. 4. Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, sala personale al Padiglione Italia della 36ª Biennale di Venezia del 1972, che ottiene il primo riconoscimento internazionale, aprendosi al grande pubblico:
«[...] ho esposto una cabina Photomatic (una di quelle cabine per fototessere che si trovano nelle grandi città) ed una scritta in quattro lingue che incitava il visitatore a lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Io mi sono limitato ad innescare il processo facendo la prima photostrip, il giorno dell’inaugurazione; poi non sono più intervenuto. Alla fine dell’esposizione le strip accumulate erano oltre 6000» (Franco Vaccari, 2007).


  




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